Lugano: il prof. Carlo Ossola sulla fortuna del libro di Giona nella letteratura italiana

Fondata nel 1973 da padre Giovanni Pozzi (1923-2002) e padre Callisto Caldelari, cappuccini svizzeri, l'”Associazione Biblioteca Salita dei Frati” promuove dal 2012 il ciclo di conferenze “Bibbia, letteratura, filosofia”, per il quale nel 2022 ha avuto luogo la conferenza del prof. Carlo Ossola, Grandi e infinitesimi Giona. Dalla presentazione della serata:

Pochi libri dell’Antico Testamento hanno avuto così alta fortuna, nella letteratura italiana, come il libro di Giona e l’episodio dell’essere inghiottito, il protagonista, da un «gran pesce» in cui dimora tre giorni e tre notti (Gn 1, 4 – 2, 11). Letto come preannuncio della Risurrezione del Cristo negli stessi Evangeli, il “segno di Giona” riappare in Lc 11, 29-32 (e Mt 12, 39-41): «Non sarà dato alcun segno a questa generazione, se non il segno di Giona». E susciterà molte interpretazioni figurali da Ambrogio a Alcuino, da Agostino a Thomas Merton. L’episodio torna più volte sviluppato nei nostri classici sin dai Cinque canti dell’Ariosto (IV, 13 ss.): «Avea Ruggier lasciato poche miglia / Tariffa a dietro, e dalla destra sponda / Vede le Gade, e più lontan Siviglia, / E nelle poppe avea l’aura seconda:/ Quando a un tratto di man, con mara[1]viglia, / Un’isoletta uscir vide dell’onda: / Isola pare, ed era una balena / Che fuor del mar scopría tutta la schiena». L’occorrenza certo più celebre è nelle Avventure di Pinocchio (capp. 34-35), ove il burattino, gettato in mare, «è ingoiato dal terribile Pesce-cane», ma nel ventre vi ritrova Geppetto e di lì inizia la sua definitiva redenzione. Nella poesia del Novecento, il mito di Giona si fa dolorosa meditazione sulla guerra in Montale: «- ma buio, per noi, e terrore /e crolli di altane e di ponti / su noi come Giona sepolti / nel ventre della balena -» (Ballata scritta in una clinica) e coscienza della nostra fragilità, supplica e destino in Giovanni Giudici: «Portaci sacco infinito infinitesimi giona» (Lume dei tuoi misteri), e solidale grumo di umanità: «Non ero Giona sepolto nell’umido / respiro dello squalo: fu un vapore / d’uomini che m’accolse […]» (La stazione di Pisa, II).

Per riascoltare integralmente la conferenza: FN – Catalogo, Dettaglio (fonoteca.ch). Per i brani commentati:

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